Vademecum del paziente in trattamento con anticoagulanti orali


 


NOTE GENERALI

L'uso di farmaci anticoagulanti richiede, da parte del paziente, la conoscenza, sia pure elementare, dell'azione del farmaco ed i suoi possibili effetti indesiderati; in Italia sono attualmente disponibili la warfarina (Coumadin 5 mg) e l'acenocumarolo (Sintrom 4 mg).

Gli anticoagulanti orali hanno la proprietà di rendere inefficaci,  a livello del fegato, i fattori della coagulazione diminuendo in tal modo il rischio di formazione di trombi nel cuore, nelle arterie e nelle vene. D'altra parte, se l'aver reso inefficaci tali fattori con la somministrazione del Coumadin o del Sintrom rappresenta un vantaggio, ciò espone il paziente al rischio di emorragia, cosicché sono necessari i controlli di labo­ratorio per mantenere il sangue "fluido" a sufficienza (per evitare la tromboembolia), ma non troppo (per evitare l'emorragia).


TROMBOEMBOLIE

Le tromboembolie sono molto rare quando il trattamento anticoagulante viene con­dotto in modo corretto, ad ogni modo la perdita improvvisa di forza ad un arto, op­pure la improvvisa capacità di parlare anche per un breve periodo, oppure la perdita improvvisa della vista da un occhio, sono situazioni compatibili con una embolia ce­rebrale. Un dolore acuto ad un arto, soprattutto se l'arto in questione diventa freddo e pallido, può essere un indizio di embolia arteriosa periferica.

Ne caso invece di "formicolio" o comunque di alterata sensibilità del tatto ad un arto, con possibilità di movimento dello stesso e con forza conservata, verosimilmente non si deve pensare ad una tromboembolia.
 
Nei pazienti anticoagulati per una precedente embolia polmonare o per trombosi ve­nose agli arti inferiori, un nuovo episodio embolico si può manifestare come una im­provvisa "mancanza di respiro" oppure con un "gonfiore" ad un arto inferiore.


EMORRAGIE

Anche gli episodi emorragici gravi sono molto rari se la terapia anticoagulante viene condotta in maniera corretta.

Il paziente in trattamento con anticoagulanti deve saper riconoscere alcuni tipi di emorragie quali quella gastrointestinale che si può manifestare con feci nere come i fondi di caffè, oppure quella urinaria che si manifesta con urine rosse.

Le emorragie minori sono facilmente riconoscibili e saranno descritte nelle pagine seguenti.


CONTROLLO DI LABORATORIO

Il controllo di laboratorio (tempo di protrombina o di Quick) va eseguito circa una volta al mese se i valori del test si mantengono entro l'intervallo terapeutico consi­gliato, mentre esso sarà più frequente in caso di variazioni posologiche del farmaco o di complicanze o di ampie variazioni da un test all'altro.

Si consiglia di eseguire il controllo sempre presso lo stesso laboratorio allo scopo di rendere minima la differenza dei risultati dovuti all'impiego di metodiche e reagenti diversi.
 
Attualmente si raccomanda di esprimere il livello di anticoagulazione in INR (International Normalized Ratio) che permette una espressione univoca dei risultati, indipendentemente dal tipo di reagente usato, grazie all'introduzione di uno standard di riferimento e di un fattore di conversione.

Gli intervalli terapeutici ottimali raccomandati sono:
 
INR tra 3.0 e 4.5 per i pazienti portatori di protesi valvolari cardiache meccaniche o per malattie con aumentato rischio trombotico nel distretto arterioso, compreso l'in­farto miocardico.
 
INR tra 2.0 e 3.0 per quelle malattie che comportano un aumentato rischio trombo­tico nel distretto venoso (es. trombosi venosa profonda, embolia polmonare).
 
Naturalmente esistono delle situazioni cliniche per cui questi intervalli terapeutici devono essere modificati a seconda del giudizio del medico.


DOSAGGIO DEL FARMACO ANTICOAGULANTE

I farmaci anticoagulanti orali più usati nel nostro Paese sono la warfarina sodica (Coumadin) e l'acenocumarolo (Sintrom) che sono disponibili in commercio in com­presse, rispettivamente da 5 e 4 mg.
 
Purtroppo, la diversa sensibilità individuale a queste sostanze richiede dosaggi va­riabili da ¼ di compressa al giorno fino a 3 compresse al giorno e oltre.
Poiché questi farmaci agiscono scoagulando il sangue, in caso di tempo di protrom­bina eccessivamente prolungato (INR superiore a 5.0 o attività inferiore al 20%) il loro dosaggio dovrà essere ridotto.
 
In genere la riduzione e di  ¼  di compressa (es. se il dosaggio è 1 compressa al giorno, si può ridurre a ¾). Il contrario avverrà se l'anticoagulazione è insufficiente (INR inferiore a 2 o attività superiore al 50%); l'aumento è sempre di ¼ di com­pressa.
 
Queste elementari nozioni non devono autorizzare il paziente all'autocontrollo della terapia; infatti sono molteplici le considerazioni da fare per poter variare la terapia "caso per caso".
 
Al medico spetta abitualmente questa decisione.
 
Nel servizio di prevenzione e terapia della trombosi dell'Università di Padova la dose giornaliera del farmaco anticoagulante viene riportata su una apposita scheda calen­dario.
 
Il paziente viene invitato a barrare la posologia indicata giorno per giorno per poi ri­portare la scheda, al controllo successivo, compilata nella sua parte inferiore, dove vengono raccolte le informazioni necessarie a variare o mantenere la posologia del farmaco ed a prendere eventualmente altre decisioni cliniche specifiche.
 
Questo aiuta il paziente a ricordarsi di assumere giornalmente il farmaco alla dose prescritta evitando così i rischi legati ad una terapia anticoagulante non adeguata.
 
La scheda, nella sua parte superiore riporta le generalità del paziente, il nome del medico curante, il motivo del trattamento, la data del controllo, il risultato espresso in INR e la data del successivo controllo.
 
 

NOTE PRATICHE DI COMPORTAMENTO PER IL PAZIENTE

La dose di anticoagulante prescritta va assunta prima del pasto serale o comunque sempre alla stessa ora e in unica dose. In caso di dimenticanza non va raddoppiata la dose il giorno successivo.


DAL DENTISTA...

Prima o poi capita a tutti di dover affrontare la poltrona del dentista; anche per il pa­ziente in trattamento anticoagulante orale non esistono particolari problemi, purché vengano osservate alcune semplici precauzioni.

Innanzitutto informate il vostro medico del trattamento anticoagulante che state fa­cendo e di tutti gli altri farmaci eventualmente presi.

Nella maggior parte delle estrazioni dentarie il grado di anticoagulazione può essere mantenuto nell'intervallo terapeutico usuale senza rischi eccessivi di emorragia; spetta al dentista effettuare una adeguata emostasi locale mediante compressione o una sutura accurata della ferita.

Un provvedimento utile potrebbe essere quello di fare sciacqui con un farmaco anti­fibrinolitico (ac. epsilon-aminocaproico: Caprolisin o ac. tranexamico: Tranex) su­bito dopo l'estrazione dentaria.

Nei casi a maggior rischio di emorragia sarà utile controllare l'INR il giorno prima del programmato intervento e sarà quindi il medico a decidere se, e di quanto ridurre la dose di farmaco anticoagulante, che verrà riassunto, al dosaggio abituale, il giorno stesso dell'intervento o il giorno successivo.

ATTENZIONE: RICORDARSI DI ESEGUIRE LA PROFILASSI CONTRO L'ENDOCAR­DITE INFETTIVA NEI CASI INDICATI E SECONDO LE MODALITÀ PRESCRITTE.
(vedi appunti riservati al medico curante).
 

A TAVOLA...

Non è necessario seguire alcuna regola dietetica per la terapia anticoagulante anzi, sarebbe ideale mangiare un po' di tutto in modo equilibrato. Le verdure a foglia larga, i cavoli sono ricche di vitamina K (che riduce l'effetto del farmaco anticoagu­lante), ma non per questo devono essere abolite dalla dieta, esse dovranno infatti far parte della dieta in modo costante così da mantenere nel giusto equilibrio l'azione anticoagulante del farmaco. Tuttavia se il paziente non dovesse raggiungere una sod­disfacente stabilità del livello di anticoagulazione il Centro potrà fornire una tabella dei cibi il cui contenuto in vitamina K è noto.

Se un paziente segue una dieta specifica per altre malattie (per es. diabete, ipercole­sterolemia, obesità, ecc.) questa non interferisce con la terapia anticoagulante e re­sterà pertanto invariata.

Le bevande alcoliche dovranno essere assunte sempre con moderazione (un bicchiere di vino a pasto o meno) dato che influenzano il trattamento anticoagulante.

  

COSA FARE IN CASO DI...


FERITE
Le piccole ferite superficiali non rappresentano un grande problema per il paziente anticoagulato, infatti l'emorragia potrà essere arrestata esercitando una pressione sulla ferita con una garza pulita o altro per qualche minuto. Non è consigliabile l'im­piego di polveri o pomate emostatiche in quanto, oltre a non essere di alcun vantag­gio, possono ritardare la cicatrizzazione della ferita; se questa è di dimensioni mag­giori e non è sufficiente la semplice compressione, si consiglia una fasciatura stretta ed il ricorso al medico curante o al Pronto Soccorso.


SANGUE DALLE GENGIVE (gengivorragia)
È una evenienza molto frequente, ma quasi mai pericolosa.

Si verifica abitualmente durante la pulizia dei denti, ma può essere scoperta, al risve­glio, come una chiazza di sangue sul cuscino senza cause apparenti.

L'emorragia delle gengive può essere causata da una eccessiva anticoagulazione, ma più frequentemente essa è dovuta ad una patologia dei denti o ad una infiammazione delle gengive.

Pertanto sarà utile eseguire un INR per il controllo della terapia anticoagulante ed eventualmente consultare un medico odontoiatra per un controllo della cavità orale.


 SANGUE DAL NASO (epistassi)
L'epistassi è abbastanza frequente, ma quasi mai pericolosa.
Le cause principali sono:
·     la rinite acuta (raffreddore)
·     l'ipertensione arteriosa
·     un grado eccessivo di anticoagulazione

Come prima cosa occorre porsi seduti con il capo leggermente reclinati in avanti e comprimere la radice del naso (subito al di sotto della piramide ossea) in modo con­tinui per 5-10 minuti o più.

Qualora tali manovre non avessero successo, sarà utile ricorrere all'intervento del medico il quale disporrà per il tamponamento nasale.

Inoltre sarà utile consultare uno specialista ORL per ricercare eventuali alterazioni della mucosa nasale.

  
URINE ROSSE (ematuria)
È forse la più frequente complicanza della terapia anticoagulante e non costituisce mai un grave problema. Potrebbe esserne causa o un INR troppo elevato, per cui sarà utile ridurre il dosaggio dell'anticoagulante e consultare un medico, o una infezione della vescica (cistite), per cui sarà utile eseguire un esame delle urine con urocultura al fine di identificare eventuali batteri patogeni.

Esistono molte altre cause di ematuria che vengono ricercate dal medico sulla base della sintomatologia e degli eventuali esami strumentali; nella maggioranza dei casi si tratterà solo di verificare di livello di anticoagulazione ed eventualmente di cor­reggerlo se fuori dal "range".


MACCHIE SCURE SULLA PELLE (ecchimosi)
Compaiono frequentemente in seguito a traumi, anche piccoli, in qualsiasi parte del corpo, ma possono manifestarsi spontaneamente, senza alcuna causa apparente, pre­cedute o no da un leggero "pizzicore" sulla zona interessata.

Sarà opportuno controllare il livello di anticoagulazione mediante INR e consultare il medico se necessario.


MESTRUAZIONI ABBONDANTI

Nelle donne in età fertile le mestruazioni possono durare più a lungo o essere più ab­bondanti; ciò può essere dovuto al farmaco anticoagulante e va pertanto consultato il medico sull'opportunità o meno di ridurre l'assunzione del farmaco nel periodo mestruale.
 

INIEZIONI INTRAMUSCOLARI
L'iniezione intramuscolare provoca un trauma che, per quanto di piccole dimensioni, espone al rischio di ematomi nella zona interessata (soprattutto ai glutei). Pertanto, raccomandiamo di limitare la terapia intramuscolare ai casi strettamente necessari, e di applicare una borsa di ghiaccio sul punto dell'iniezione 5 minuti prima e 5 minuti dopo l'iniezione stessa.

 

ALCUNE INFORMAZIONI SU...


CONTRACCETTIVI ORALI (pillola)
L'uso di farmaci che provocano la soppressione ormonale dell'ovulazione, a scopo anticoncezionale o terapeutico, espone la donna ad un maggiore rischio di malattie cardiovascolari, in particolare quelle tromboemboliche.

Sebbene l'entrata in commercio di prodotti a basso dosaggio estrogenico abbia sensi­bilmente ridotto l'incidenza di tali fenomeni, il contraccettivo orale rimane CONTROINDICATO nelle pazienti che eseguono un trattamento anticoagulante.

La prevenzione del concepimento  nelle pazienti in profilassi anticoagulante orale dovrà quindi indirizzarsi verso l'uso di metodi meccanici e/o di barriera e, per una eventuale programmazione di gravidanza, dovrà essere consultato preventivamente un cardiologo.
 

DOLORE E FARMACI ANTIDOLORIFICI
Il dolore osteoarticolare è il sintomo più frequente di una grande varietà di malattie che interessano lo scheletro e le sue articolazioni. Per questo motivo è sempre utile rivolgersi ad un medico in caso di comparsa di questo sintomo per non rischiare di attribuire qualsiasi "dolore osseo" ad artrosi.

D'altra parte è pur vero che in ogni famiglia esiste almeno una confezione di un far­maco antiinfiammatorio di primo impiego in caso di comparsa di "dolore osteoarti­colare" ed è pertanto necessario che il paziente in terapia anticoagulante sappia che può essere pericoloso assumere qualsiasi farmaco che contenga "Aspirina" (ac. ace­tilsalicilico) e molti altri antiinfiammatori.

Se la sintomatologia dolorosa non è sopportabile si può ricorrere a terapie fisiche idonee (es. ginnastica, radarterapia, ultrasuoni) oppure si possono assumere, previo consiglio del medico, alcuni farmaci antiinfiammatori che hanno dimostrato di non interferire significativamente con la terapia anticoagulante. Questi farmaci possono essere usati in caso di comune "mal di testa" e quando il paziente soffra periodica­mente di cefalea o emicrania già diagnosticate da un neurologo.

In caso di "mal di testa" insolito, soprattutto se il paziente non ha mai avuto questo sintomo, è bene avvisare tempestivamente un medico.

(Un elenco di farmaci che non interferiscono significativamente con gli anticoagu­lanti orali si trova nella seconda parte del vademecum riservata al medico curante)
 

VACCINAZIONI
I pazienti in trattamento con anticoagulanti orali possono eseguire regolarmente la vaccinazione antiinfluenzale nei periodi previsti dal Ministero della Sanità poiché il vaccino antiinfluenzale non ha dimostrato di interferire significativamente con l'atti­vità anticoagulante dei dicumarolici. Si ricorda che, dovendo somministrare il vac­cino per via intramuscolare, è prudente una applicazione di ghiaccio qualche minuto prima sul punto dell'iniezione.

Altri tipi di vaccinazione, come ad esempio quella antitetanica, possono essere ese­guite sempre sotto controllo medico.
 

VACANZE
In vacanza dovranno essere rispettate alcune norme fondamentali:

IN MONTAGNA

AL MARE


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In ogni caso va ricordato che tutte le accortezze usate abitualmente per quanto ri­guarda cibi, bevande, assunzione di farmaci, ore di sonno, ecc. valgono anche in va­canza!

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 PRINCIPALI FARMACI CHE NON INTERFERISCONO SIGNIFICATIVAMENTE SULL'ATTIVITÀ DEI DICUMAROLICI